La Giornata di inizio anno di CL al Forum di Assago, 30 settembre 2017.

Quei 45 secondi di video inaspettati

Paola, per problemi di salute, non può partecipare alla Giornata di inizio anno. Prima ci sono la malinconia, la delusione, la rassegnazione. Ma poi il messaggio di un'amica cambia tutto...

Sola in casa, tutti i figli fuori. Seduta sul divano annoiata, come spesso accade in questo periodo, devo decidere se leggere l’ultimo libro che ho tra le mani, cercare qualche ricetta per questa sera (la cui realizzazione però non mi costringa a stare troppo in piedi) o sbirciare su Instagram i weekend degli altri.

Arrivano un po’ di messaggi del nostro gruppo, di altri amici, di mia mamma e mia sorella, tutti alla Giornata di inizio a comunicarsi che sono in ritardo, stanno per arrivare, a che ingresso si trovano. Li leggo e provo un misto di struggente malinconia, delusione e rassegnazione, tutti stati d’animo che ultimamente si fanno vivi, grazie a Dio e al mio carattere non sempre, ma con una certa regolare intermittenza. Ci ho fatto l’abitudine, e so che è solo questione di tempo e, poi, passano. Ma poi arriva il tuo «Ciao Paola» e un video. Lo apro. Siete tutti lì, insieme. Non solo tante persone una vicino all’altra: siete insieme! Si sente! Seduti, composti, cantate all’unisono come solo lì ho visto accadere. Siete insieme, e siete in attesa. Dura poco, 45 secondi, ma bastano perché prima che finisca io stia già piangendo e cantando, insieme a voi che siete li, il ritornello (so solo quello). E quando finisce il video, vado avanti e canto da sola. Ma mentre piango mi accorgo che sorrido. Non sono lacrime di tristezza, per niente.

In quel canto e in quel sorriso distorti dal pianto c'era una gioia inspiegabile, un senso di felicità e di entusiasmo gonfio del desiderio di essere lì con voi. E mi è tornato in mente quel passo del Sabato mattina degli Esercizi che dice che quando uno si accorge del limite, della delusione e della non corrispondenza (e questi ultimi mesi mi hanno corrisposto ben poco), tutto questo non lo arresta, lo sospinge a cercare di più. Allora vuol dire che non appartiene a quel limite a quella fatica, a quel dolore. È così. Io non appartengo a questa fatica di non poter vivere le mie giornate come vorrei. Io non sono fatta di questa noia di mattinate infinite in cui mi sembra di essere inutile perché banalmente non faccio niente, di questa delusione che mi piomba addosso ogni volta che mi illudo di poter fare una cosa e poi… «Anche oggi no, meglio il riposo». E poi, penso che anche se la situazione fosse diversa, se stessi bene, non apparterrei comunque nemmeno al mio lavoro, né sarei fatta dal mio attivismo organizzativo o dalle mie performance culinarie. Mi dico che io sono di più, io sono fatta da qualcosa di più della somma o della sottrazione (in questo caso) di quello che faccio. E questo "di più" che mi fa tutta per quella che sono, io lo voglio conoscere, lo voglio cercare e afferrare. A questo pensiero mi sale dentro una grinta, una determinazione, una volontà... E allora capisco il perché di quella gioia, di quell’entusiasmo, di quell’eccitazione bagnata di lacrime.

La verità è che, guardando il video, guardando quel palazzetto tra le cui file di sedie erano anche nascosti i miei amici, ho realizzato che tutti voi lì, seduti e composti, volete la stessa cosa, avete lo stesso desiderio, la stesso bisogno. E io, seduta sul mio divano, ero lì insieme a voi con la stessa vostra attesa. La mia Giornata di inizio anno è durata solo qualche minuto, ma è stata bellissima.

Paola, Milano