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Scuola. Alla ricerca di un "volto luminoso"

Il rientro in classe tra dubbi, confusione e preoccupazioni: contatti, quarantene, Dad... «Un inizio opprimente». Cosa fa respirare? Il racconto di una prof

Come credo sia successo a tanti, la ripresa della scuola è stata anticipata da numerose mail che man mano aggiornavano riguardo lo stato di salute degli studenti: quarantena e Dad, contatto e Dad, contatto dubbio e tampone non chiaro (Dad)… Un inizio opprimente, a cui si sono aggiunte notizie e commenti di vario tipo. Ciò nonostante aspettavo il ritorno in classe. Si è chiarito tutto la mattina del rientro.

Quel giorno non avevo la prima ora, per cui mi sono presentata in sala professori verso le 9. Una collega mi viene incontro e dice: «Non puoi neanche immaginare: stamattina si lamentavano tutti. Che fatica, ma tu dov’eri? Ti cercavo, tu non ti lamenti!». Neanche il tempo di rispondere e vedo un amico del movimento: «Buon inizio! Comunque, che bello rivederli!». Lì, davanti a lui, finalmente ho respirato. Ecco cosa desidero, per cui a volte inconsapevolmente ho voglia di riprendere: io desidero aderire alla realtà, così come è, senza scappare. Mi è venuta in mente la Scuola di comunità, Generare tracce nella storia nel mondo: «La libertà vera è dunque la capacità che l’uomo ha di aderire all’essere: non solo di decidere, ma di approvare l’essere e di aderirvi. Nasce così un connubio, uno sposalizio profondo, come concezione del rapporto fra l’io e tutto ciò che lo circonda, fra l’io e tutto l’universo: è una immagine sponsale universale».

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Tornando a casa, poi, mi sono chiesta come sia possibile questa posizione, anche solo questo desiderio. Di nuovo, mi è venuta in aiuto la Scuola di comunità, quando afferma che «l’uomo è rapporto col Mistero eterno della Trinità, che noi conosciamo attraverso l’umanità di Cristo. È il rapporto con l’umanità di Cristo che ci permette di tenere l’occhio e il cuore aperti al vero scopo per cui nostro padre e nostra madre ci hanno concepito, per cui nostra madre ci ha fatto nascere: vivere il rapporto con l’Infinito». È proprio così. Senza l’incontro, oggi, con l’umanità di Cristo, io non sarei abilitata a questo rapporto, a questa libertà. Per cui, tra i tanti, è il “volto luminoso” del mio amico a emergere e a rilanciarmi nel reale. Mi sono sorpresa una volta di più grata dell’incontro con Cristo che mi rende possibile vivere intensamente e senza censurare nulla. Mi permette di conoscerLo e di essere a mia volta Suo segno, compagnia per la collega che cercava - tra tutti - il mio sguardo.
Marta, Milano