La mostra dall'ascolto del podcast su <em>Il senso religioso</em>

Reggio Emilia. Il cammino oltre la superficie

Zucchero, Johnny Cash, Elisa, Jannacci. Ma anche Van Gogh, Gaudi, Schiele... Sono i protagonisti di una mostra sullo stupore, nata ascoltando il podcast su Il senso religioso. È stata presentata in una grande festa pubblica. Tre lettere

A fine giugno a Reggio Emilia, abbiamo organizzato una grande festa pubblica dal titolo “Solo lo stupore conosce”. Sono stati tre giorni di incontri, festa e concerti. In particolare abbiamo deciso di portare una mostra su don Giussani e il tema dello stupore.
La preparazione è iniziata a gennaio. Provocati dal podcast su Il senso religioso, ci siamo subito resi conto che il decimo capitolo rappresentava la più profonda e laica provocazione alle domande di ogni uomo.
Abbiamo deciso di vedere cosa Giussani innanzitutto smuoveva in noi. Due le questioni dominanti: ma noi ci stupiamo ancora della realtà? E se rispondiamo di sì dobbiamo dire a tutti che ci si può ancora meravigliare delle cose, dei dettagli che spalancano gli occhi e il cuore.
Studiando e approfondendo il percorso de Il senso religioso ci siamo accorti che siamo circondati da una miriade di testimoni che ci possono aiutare: da pittori come Van Gogh, Gaudi, Schiele, Klein, Eliasson a cantanti come Zucchero, Johnny Cash, Elisa, Jannacci fino ad alcuni scienziati. Persone che in un modo o nell’altro hanno ricercato qualcosa di vero nella vita, uomini in cammino tra i quali c’è chi ha saputo passare da un tu senza volto a un Padre, percependo, nella propria carne, l’apice del pensiero di Giussani: «Io sono Tu che mi fai».
Man mano che la preparavamo, ci siamo resi conto come una spiegazione didascalica e logica del capitolo fosse assolutamente inadeguata: infatti abbiamo deciso di mostrare come per noi, esperienzialmente, queste provocazioni incidessero nella nostra realtà quotidiana. Per questo ogni argomento trattato è stato arricchito con piccole cornici nelle quali ognuno ha raccontato esempi di come il testo di don Giussani ha echeggiato nella sua storia.
La gente che ha visitato la mostra si fermava incuriosita, commossa e con tante domande a chi la spiegava. Persone che non conoscevano la nostra storia sono rimaste colpite, ci hanno chiesto di riproporla nelle scuole o nelle parrocchie.

Ecco alcuni racconti.

Ho spiegato la mostra a due ragazzi che passavano per caso soffermandomi sui dettagli che più mi avevano colpito. Ho raccontato la vita di Johnny Cash, uno dei miei cantanti preferiti, per spiegare la questione del cosmo di cui parla Giussani. Di un ordine che c’è già prima di noi e porta dentro di sé una bellezza. Questo cantante ha passato la sua esistenza entrando ed uscendo di prigione, ha avuto una vita sentimentale complicata, eppure prima di morire ha detto: «Alla fine ho accettato il fatto che Dio pensava ci fosse qualcosa in me che valesse la pena salvare... E chi ero io per dirgli che aveva torto? Le mie braccia sono troppo corte per fare a pugni con Dio!». Quando ho finito di raccontare, ho visto gli occhi di lei particolarmente commossi.
Nella penultima stanza della mostra, Giussani arriva al suo apice dicendoci che questa realtà bella è fatta da un Altro, che noi non ci facciamo da soli e più scendo dentro me stesso più mi accorgo che la realtà dipende da altro. Decido di spiegare questo passaggio attraverso il Doppio autoritratto di Egon Schile, che un amico con un’intuizione geniale ha messo di fianco al pannello di Giussani. Nel quadro è come se il pittore, guardandosi dentro, abbia trovato qualcosa di sé che non riusciva ad afferrare, impossibile da spiegare. Si è accorto di questo “tu” con la minuscola di cui parla Giussani.
La novità più bella è quando ti accorgi che questo tu è Dio. Come è riuscito a fare Klein con il suo Untitled blu monochrome. Questo pittore ha speso la vita per cercare un colore che fosse l’essenza della realtà, usava il blu come veicolo per la sua ricerca dell’infinito. Ho concluso dicendo: «Che bello sarebbe avere un piccolo, ma costante dettaglio, come questo blu, da poter inseguire tutti i giorni come punto più evidente del rapporto con Dio».
Vanno via tutti e la ragazza mi dice: «Non è facile paragonarsi con il proprio cuore ma mi ha colpito vedere tanti esempi di persone che si sono messe in discussione e voi che la spiegavate e parlavate della vostra vita. In questi tempi è difficile trovare chi ti aiuta a vedere cosa veramente vale».
Martina

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Ho contribuito alla preparazione della mostra, ma per timidezza non la volevo spiegare. Quando però sono arrivati i miei genitori, che non vivono un’esperienza cristiana, ho ceduto, e ho deciso di fare loro da guida. Sono rimasta colpita da come le parole di don Giussani hanno fatto vibrare il cuore di mia mamma e mio papà, che con il loro vissuto hanno provato a rispondere alle provocazioni del capitolo: «Supponete di nascere, di uscire dal ventre di vostra madre all’età che avete in questo momento… Quale sarebbe il primo, l’assolutamente primo sentimento di fronte al reale? Io sarei dominato dalla meraviglia e dallo stupore delle cose!».
Erano commossi davanti al fatto che l’uomo non si basta. Chissà cosa può accadere dentro il cuore dell’uomo anche a sessant’anni?
Jessica

Durante una visita guidata, a un certo punto del percorso, si è aggiunto un signore. Alla fine, si è fermato dicendomi che un tempo era credente, ma ad un certo punto della sua vita ha lasciato la Chiesa, perché non si sentiva accolto. Prima di andarsene mi ha detto: «Quando tu mi hai parlato del cuore in questo modo, mi sono accorto che il mio non ha mai smesso di attendere».
Anna