Vacanze Cavalieri. Un fatto che si impone

La prima vacanza insieme dopo il covid, l'idea di un gesto pubblico per aiutare gli amici dell'Emilia-Romagna e la scoperta che tutto è ridonato. Tre lettere da Piemonte, Valle D'Aosta e Svizzera

Quest'anno i Cavalieri (l'esperienza cristiana per i ragazzi delle medie) della Svizzera, del Piemonte e della Valle D’Aosta si sono ritrovati insieme per una settimana di vacanza in montagna. Sono stati giorni pieni, ricchi di sfide ma anche di tanta bellezza per l’unità sperimentata, e mai scontata, tra noi adulti e anche nel rapporto coi ragazzi. In quei giorni ci hanno fatto compagnia due cose. La prima: il libretto che racconta la storia di Edimar, un menino de rua brasiliano a partire dall'incontro con un’insegnante e altri amici conosce il cristianesimo e decide di lasciare la banda di malviventi con cui viveva (morirà ucciso a 14 anni proprio per non aver voluto rinnegare Gesù). La seconda è la memoria viva di quanto accaduto ai nostri amici in Emilia Romagna con l’alluvione. Così ogni gita, ogni silenzio, ogni momento di gioco sono stati l’occasione di fare esperienza che solo donandosi l’uomo è veramente felice.
Durante la vacanza abbiamo dedicato un'ora ogni giorno per preparare la festa che avremmo poi fatto in paese, con l'intento di invitare gli abitanti del luogo e i villeggianti a raccogliere offerte per sostenere gli amici alluvionati. La tentazione di pensare che un gesto così fosse impossibile, che le forze richieste fossero troppe, che gli strumenti non bastassero, che potesse venire male... è stata forte. Eppure insieme abbiamo detto sì ed ecco nascere una mostra, dei balli coinvolgenti, l’idea di un aperitivo… tutto è venuto ed è venuto bene. Nessuno dei ragazzi si è risparmiato nei preparativi. La festa c'è stata sul serio e ci è sembrato un miracolo. Dopo la messa in paese (animata dai nostri canti), abbiamo invitato tutti i passanti a guardare i pannelli dove abbiamo voluto raccontare le scoperte fatte nella nostra vacanza, abbiamo cantato e molti passanti si sono messi a ballare con noi per strada, poi abbiamo servito patatine e crodino. Come è stato evidente che che dire di sì è già metà dell'opera, perché poi ci pensa Dio a sostenere i nostri tentativi. La realtà, quando la si abbraccia, ci mostra che dentro la compagnia ognuno ha un talento che è utile alla costruzione di una bellezza che è per tutto il mondo... e di questo non finiremo mai di stupirci.

Luciana ed Elena – Bellinzona (CH)

Da pochi anni seguo i cavalieri a Lugano e, per la prima volta dopo il covid, quest’estate siamo tornati a fare la vacanza estiva con gli amici del Piemonte e della Valle D’Aosta, che io però conoscevo pochissimo. Fin dal primo momento ho vissuto un’unità dell’altro mondo con tutti gli adulti presenti. Ci siamo sostenuti, corretti, supportati su tutto e questo è stato il segno più grande della presenza di Cristo, proprio come diceva Davide Prosperi agli Esercizi della Fraternità: “È la presenza di Cristo fra noi che nel tempo vince tutte le nostre fragilità, le nostre piccolezze… non perché magicamente le cancelli, ma perché nel tempo le rende non totalmente determinanti…. È questo attaccamento a Cristo l’unica vera strada all’unità, alla vittoria dell’unità sulla divisione”.
La stessa esperienza l’hanno fatta i ragazzi presenti alla vacanza, che sorpresi dicevano: «Ci siamo incontrati oggi ma sembrava ci conoscessimo da tantissimo tempo» oppure «abbiamo mangiato per caso insieme e ci siamo scoperti subito amici» perché «abbiamo qualcosa in comune: scegliamo di venire ai cavalieri» e «abbiamo un cuore che desidera che la vita abbia un significato».
Ogni mattina venivamo introdotti alla giornata attraverso un libretto, preparato insieme a tutti i responsabili dei cavalieri d’Italia in diversi incontri precedenti alle vacanze, intitolato Cose dell’altro mondo in questo mondo, e dalla storia di Edimar. La sua vita commuove ancora, oggi. Tanto che una ragazza mi ha scritto: «Professoressa, io voglio avere quegli occhi di cielo, lo desidero tantissimo, lo vedo negli altri ma io non mi sento così, mi aiuti!». Tutti i giorni di vacanza sono stati una sfida alla libertà, nella ricerca di amici che non ci portano via da quello che accade ma aiutano a starci di fronte. Quello che ha inciso e sorpreso di più i ragazzi è stato il silenzio. Durante le gite abbiamo chiesto di fare l’ultimo tratto in silenzio, all’inizio i ragazzi sbuffavano ma poi si sono accorti del valore di quello che gli chiedevamo. Riporto alcune delle loro frasi che mi sono appuntata: «Il silenzio mi ha permesso di accorgermi quanto sono fortunata ad essere qui!», «il silenzio è stato come un amico perché mi ha messo di fronte alle cose vere» o, ancora, «la prima gita non ho fatto silenzio, chiacchieravo comunque. La seconda gita non stavo tanto bene, ma sono voluto andare comunque, perché volevo provare anch’io a fare veramente silenzio».
Nell’assemblea finale, dopo la grande festa organizzata durante tutta la vacanza per raccogliere i fondi per la Romagna, una ragazza ha detto: «Io da questa vacanza mi porto a casa Dio, che ho sempre percepito distante ma che in questa vacanza è sceso per me e mi ha chiamata, in un istante preciso, attraverso la chitarra di un amico. Solo allora mi sono resa conto di quanti doni io abbia ricevuto e di cui non ho mai veramente ringraziato». Come lei anch’io torno piena di gratitudine per quella preferenza che ogni giorno vedo sulla mia vita e che non smette mai di stupirmi perché totalmente gratuita e chiedo tutti i giorni di avere quella disponibilità di cuore che permette così tanti miracoli.

Chiara – Lugano (CH)

“Quale è la tua domanda?”. Così è iniziata la vacanza degli adulti di Torino a La Thuile, e subito il pensiero è corso alla bellissima settimana che ho trascorso con i Cavalieri del Piemonte, della Val D’Aosta e della Svizzera. È stata così densa e bella che mi dicevo: “cosa vai fare a quella degli adulti, c’è già abbastanza ricchezza in quello che hai appena vissuto, perché andare a farne un altra?”.
Ho pensato ai ringraziamenti dei genitori commossi dal vedere i figli così felici al ritorno dalla vacanza ma soprattutto alla domanda espressa da tanti ragazzi al rientro: tutta questa bellezza durerà? E ho scoperto che quella è anche la mia, di domanda. Agli Esercizi della Fraternità ci è stata ricordata la familiarità con lo Spirito Santo e io, che sto cercando di impararla, non ho avuto dubbi che ci avrebbe guidato nei giorni della vacanza con i Cavalieri, che qualcosa di grande sarebbe accaduto e che Dio non avrebbe lasciato i cuori dei ragazzi senza risposta. Mi è stato evidente alla festa che abbiamo organizzato davanti alla parrocchia di Pragelato, che poi si è spostata al mercato, per aiutare i Cavalieri alluvionati dell’Emilia-Romagna: gli occhi di tutti loro mentre si davano da fare per preparare tutto brillavano, erano cambiati.
Durante l’assemblea finale, in entrambe le vacanze, è stata posta la stessa domanda “Che cosa hai visto in questi giorni? Cosa ti porti a casa?”. Il cuore grande dei ragazzi ha risposto con una radicalità commovente: una giovane ha detto di aver riscoperto la fede, un’altra non riusciva a smettere di piangere dalla contentezza. E io? Cosa mi porto a casa da queste vacanze degli adulti? Un luogo dove questo grande cuore è custodito e si può esprimere, una certezza che lo Spirito magari con forme diverse continua ad alimentare la compagnia che mi avvicina e mi fa scoprire sempre più la mia vocazione.

Nando, Torino