La messa del cardinale Cantoni alla giornata di convivenza della comunità di Como

Il compito di seminare

Una giornata di convivenza per la comunità di Como accompagnata dalla presenza e dalle parole del cardinale Cantoni, vescovo della città. Ecco il racconto

Domenica 17 settembre, a Como la comunità di CL ha proposto una giornata di convivenza per riprendere il cammino dell’anno. A tenere l’assemblea, insieme al responsabile del movimento, è stato invitato il cardinale Oscar Cantoni. Innanzitutto perché ci donasse l’abbraccio della Chiesa universale, alla quale apparteniamo tramite il legame con lui. E poi per quella profonda consonanza tra il tema dell’ultimo Meeting, “L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile”, e il messaggio alla città, pronunciato dal Cardinale nella solennità di sant’Abbondio, patrono della città, il 30 agosto: “Mai più soli! La profezia dell’amicizia per una Città più umana”.

L’assemblea è stata occasione di un dialogo a tutto campo sull’urgenza di relazioni autentiche al lavoro, in famiglia, in comunità, come anche su alcune realtà nate dalla vita del movimento (il Banco di Solidarietà, le famiglie di Cometa e altre), con interventi di amici di tutte le età. Rispondendo a Paolo, il Cardinale ha ricordato che per educare un figlio occorre un villaggio: «Sento spesso genitori che si sentono dei falliti perché i loro figli non abbracciano la fede, e si domandano a che cosa è servito il loro impegno in famiglia. Il nostro compito è quello di seminare, di non stancarci di diffondere il bene, dando la propria testimonianza, anche con le lacrime. Il Signore è fedele: provvederà Lui, al tempo giusto, secondo i suoi metodi, a raggiungere un figlio. Questo ci permette di andare avanti fiduciosi, nonostante gli apparenti fallimenti. Noi come adulti abbiamo il compito di proporre scelte belle, significative, impegnative. I giovani si appassionano e scoprono una gioia impensata. Occorre proporre con coraggio: i giovani sono affascinati dal bello!».

Un momento del dialogo con il cardinale Cantoni

Maria Chiara, giessina che con un’amica adulta e altri ragazzi ha trascorso due settimane della sua estate a Nairobi, ha raccontato che credeva di andare in Kenya a salvare il mondo, portando cibo e caramelle: «Invece ho scoperto che erano quei bambini ad aiutare me, mentre mi accorgevo del loro sguardo e del loro sorriso. L’essenziale è stare lì, non fare qualcosa».

Un altro momento fondamentale è stata l’esortazione del Cardinale ad aprirsi agli altri, con umiltà, nella comune ricerca del vero: «L’amicizia deve andare incontro anche a chi non la pensa come noi, perché la verità è più grande di noi stessi. Noi non siamo possessori della verità, non l’abbiamo in tasca. Lo Spirito Santo non pone le barriere che mettiamo noi: egli è anche nel cuore degli altri, anche di quelli che la pensano diversamente da noi. Allora, imparare a gustare le differenze è una grande ricchezza». E questo vale con tutti, al di fuori della Chiesa, ma anche al suo interno: «Non soltanto noi facciamo la mossa di andare incontro all’altro perché abbiamo qualche cosa da dire, che è la verità, ma anche l’altro ha qualche cosa di bello, di buono, di vero, anche se non la pensa come noi, o addirittura è lontano da quello che noi pensiamo. Occorre l’umiltà e la passione di cercare insieme la verità. Per Dio siamo tutti figli, per Lui non c’è la parola straniero o nemico. Chi cerca la verità cerca Dio, anche attraverso la relazione con gli altri. Dobbiamo imparare a stimarci a vicenda, anche nella Chiesa, perché tutti abbiamo qualche cosa di bello, di valido e di santo da trasmettere, e da ricevere».

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Dopo la messa celebrata dal Cardinale, c’è stato il pranzo con lasagne e arrosto sotto un sole cocente; e poi canti e partita a calcio per i ragazzi. Rimettendo a posto le pile di sedie, veniva da pensare che, come dice don Giussani in Alla ricerca del volto umano, «il cammino del Signore è semplice come quello di Giovanni e Andrea, di Simone e Filippo, che hanno cominciato ad andare dietro a Cristo: per curiosità e desiderio».
Giuseppe, Como