Uno degli incontri legati alla mostra su don Giussani a Roma

Roma. Un incontro che continua

La provocazione del Papa all'udienza del 15 ottobre 2022 e un desiderio che fa scattare l'idea a un gruppo di trentenni di CL: portare una mostra su don Giussani nel cuore della Capitale. Il loro racconto

Con un gruppo di amici, dopo l’udienza dal Papa del 15 ottobre dello scorso anno, abbiamo scoperto di avere nel cuore lo stesso desiderio di conoscere - noi trentenni che non ne abbiamo avuto la possibilità - e di far conoscere di più don Giussani, portando a Roma la mostra realizzata in occasione del centenario dalla nascita. L’esigenza era quella di toccare nel profondo la vita di un uomo che ha cambiato radicalmente le nostre esistenze. Abbiamo deciso di dotarci dello stesso metodo che, tramite Giussani, con una forza dirompente si è tramandato a noi: quella dell’incontro. Siamo andati così a cercare e conoscere chi, a Roma, lo aveva incontrato. Ogni cena, ogni aperitivo, ogni momento condiviso con questi testimoni ci rendeva sempre più certi di una cosa: non aver conosciuto don Giussani di persona non poteva essere un’obiezione alla nostra coscienza viva di un carisma presente.

La mostra allestita nella Sala Baldini della chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli

Dopo un anno di lavoro, il 6 ottobre l’inaugurazione al Palazzo della Cancelleria con monsignor Paolo Martinelli, vicario apostolico dell’Arabia meridionale, e Roberto Fontolan, giornalista e curatore della mostra. All’esposizione, allestita nella Sala Baldini della chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli, abbiamo voluto fare una piccola aggiunta: un pannello per raccontare cosa ci ha mosso in questo lavoro. E poi un opuscolo dove sono sati raccolti gli incontri, le testimonianze delle persone che abbiamo conosciuto in questo anno avventuroso. Tra questi Lucio Brunelli, giornalista, Roberto Gerosa, avvocato, Guzmán Carriquiry Lecour, Ambasciatore d’Uruguay presso la Santa Sede, don Donato Perron e suor Silvana Levi sono stati i protagonisti degli incontri serali, raccontando, attraverso episodi e dialoghi, il loro rapporto con Giussani.

In questa settimana, abbiamo riscoperto la possibilità immensa di cammino che abbiamo davanti: in tanti, anche adulti, hanno voluto raccontarci di che grazia e che freschezza era per loro riscoprire la figura di don Giussani attraverso il nostro agire. Loro che di anni e di storia del movimento ne avevano molta, erano entusiasti di questa comune affezione alla nostra storia. «Ciò che è accaduto, anche per il riverbero su me, si sta affermando come un avvenimento che mi sta tenendo compagnia, ridestandomi lo stupore dell'eccezionalità di Cristo dentro tutto quello che sono. Perché l’eccezionalità di Cristo sta utilizzando voi per me» ci ha raccontato il papà di un nostro amico. Un’eccezionalità che ricorreva anche nelle tante storie, veri e propri intrecci di vita, del cammino del movimento a Roma, modi diversi di vivere il carisma, ma uniti dall’origine comune.

Con stupore, molti hanno potuto, dopo tanto tempo, incontrarsi nuovamente, altri sono tornati nel segno di questo cammino, tanto da poter affermare che seppur non frequentando non potevano negare di essere figli di questa storia, «perché ci si può allontanare, fino addirittura a non riconoscere più un padre, ma non si può decidere di smettere di essere figli» ha detto una nuova amica.

A proposito di nuovi incontri, un ragazzo, da poco arrivato a Roma, incuriosito dalla locandina affissa in una chiesa del centro, è venuto a visitare la mostra fermandosi all’aperitivo. Ha poi deciso di conoscerci meglio e di incontrarci a Scuola di comunità. Molti dei testimoni che abbiamo intervistato alla domanda: «Come prosegue oggi l’incontro con Giussani?», ci hanno ringraziato dicendoci che proseguiva nel dono di poter fare memoria attraverso la “baldanza” di giovani che non lo hanno conosciuto.

LEGGI ANCHE - Morimondo. La chiesa di Sandro

Non avremmo mai immaginato un’avventura così, che ci ha permesso di incontrare oltre duemila persone. Impensabile descrivere la nostra commozione nei momenti di cura di questa mostra. Dall’avvitare i bulloni, con gli amici che ci hanno dato una mano, al coinvolgimento della comunità per le guide; al sentire dalla viva voce di Giussani quel “sì di Pietro” che ravvivava i nostri “sì”, come quello dell’apostolo anche i nostri pieni di limiti. Si tratta di “un incontro che continua”, come abbiamo titolato nella mostra, poiché, abbracciato questo cammino, abbiamo capito essere questo il metodo della fede per conoscere la realtà che ci circonda. Per conoscere quel Gesù vivo e presente nelle nostre vite, con lo stesso stupore di Giovanni e Andrea.
Carolina e Pietro, Roma