Colletta alimentare 2023 (Foto Banco Alimentare)

Colletta. «Siamo tutt'uno con chi vuole il bene»

La Giornata di raccolta del Banco Alimentare in un supermercato di Cesena con un gruppo di alpini. Tra pettorine, volantini, pacchi... Ma anche tanti dialoghi e incontri

«A sem tut’un con quei chi ende’ daventi». «Cosa?». Non riuscivo proprio a capire cosa dicesse uno degli alpini che faceva con me la Colletta, dialetto romagnolo stretto e voce bassa. Lui consegnava le sportine arancioni alle persone che mostravano interesse, quando io davo il volantino con qualche parola di proposta. «No, no, io parlo poco, parla tu», mi diceva, sempre con la sigaretta in bocca, ottanta anni o più, fiero del suo cappello sdrucito, consunto, corredato di medaglie, riconoscimenti e l’immancabile piuma d’aquila. Invece con me parlava, sempre in dialetto, di un po’ di tutto, attento però a fare un cenno ai suoi quando stavamo per perderci un cliente.

Siamo stati là tutto il giorno un po’ infreddoliti, con gli alpini che si sono avvicendati nei turni. Due di loro, in tuta mimetica corredata di tutte le mostrine possibili distintive del corpo o della Protezione Civile, alla vista di una signora anziana che portava un pacco d’acqua di sei bottiglie in una mano e la spesa nell’altra, le sono andati incontro immediatamente lasciando perdere tutto. «Signora, l’accompagniamo noi alla macchina». «È la prima volta che mi capita… Grazie».

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Io sono rimasto lì a pensare: perché non l’ho fatto subito? Mi è venuto in mente Paolo Cevoli quando diceva, citando suo padre, che le cose giuste prima si fanno e poi ci si pensa su, se fai il contrario forse non sei giusto tu. Poi, un altro alpino che consegnava a tutti il segnalibro del ringraziamento dicendo: «Ecco, un piccolo segno della nostra gratitudine». E lo faceva con una cura e una sincerità che tutte le persone avvertivano e ringraziavano a loro volta. Eravamo tutti lì a raccogliere i generi alimentari, a fare i pacchi e a compilare i moduli, mentre ci si raccontava la vita del volontario e l’impegno per le alluvioni o nelle circostanze più diverse e meno appariscenti. Eravamo quasi tutti anziani, i più con acciacchi, ma con occhi e visi felici, soddisfatti di essere lì. Tutti molto diversi. «Oh al so dutor che te tve in cisa , me no a fasem dal gran ciacaredi con a prit cun vo capi». (lo so che tu vai in chiesa, io no, faccio gran chiacchierate col prete che non vuol capire). E siamo tornati alla frase dell’inizio che io non avevo compreso: «Quello che voglio dire», mi ha spiegato l’alpino in un italiano ben scandito, «è che quando siamo qui a fare questo, siamo tutt’uno con tutti quelli che ci hanno preceduti! Siamo uniti a tutti gli uomini che hanno voluto o vogliono il bene». È proprio vero che il cuore di ognuno di noi attende qualcosa di bello e di grande nella vita che ci viene incontro se siamo attenti a coglierlo. Questo avviene ogni giorno e la cosa meravigliosa è che in questa reciprocità di amicizia Gesù ci si rivela col suo abbraccio.
Augusto, Cesena