(Foto Unsplash/Marcus Woodbridge)

«Nella tempesta, ma lieta e in pace»

Dalla preoccupazione per le fatiche quotidiane alla scoperta di «una tenerezza su di me». Una professoressa russa scrive ad un amico in Italia dopo l’assemblea degli insegnanti di CL

Per me l’assemblea è diventata un altro punto di non ritorno. Per poter seguire l’incontro ho dovuto fare i conti con molti problemi da risolvere: dovevo trovare qualcuno che potesse tradurre le parole di don Giussani al Convegno per gli insegnanti a Viterbo nel 1977, tema dell’incontro; cercare l’interprete; infine, dovevo trovare la forza di partecipare. Quel giorno, infatti, avevo lavorato dodici ore affrontando ogni tipo di vicende e i problemi che accompagnano sempre la fine del semestre a scuola. In più, dovevo dedicare il resto della serata ad aiutare i miei figli con i compiti e a risolvere le loro liti. Come puoi immaginare, le domande «Perché sono qui?», «Quanto durerà?», «Perché sono sola in tutte queste situazioni?» e «Dove salvi la mia vita in tutto questo caos, Signore?» non aggiungevano gioia. Quindi, mi sono collegata all’assemblea in uno stato piuttosto malandato. Ma quando le persone hanno cominciato a parlare, all’improvviso sono scoppiata in lacrime e ho pianto per metà della riunione, anche se di solito è difficile farmi commuovere: in ogni intervento c’era la mia domanda e ogni risposta di Seve e Francesco era una risposta per me.

Un giorno hai detto che per te l’amicizia tra noi è la tenerezza di Cristo verso la tua vita. Ti ho creduto, ma per lungo tempo sono state solo parole, non un’esperienza vissuta: qualcosa che riguardava la vita del mio caro amico, ma non la mia. Durante la riunione, ho finalmente vissuto ciò di cui parlavi. L’assemblea è diventata per me un vero dialogo con Cristo, la Sua personale attenzione a me, il Suo amore per me, la Sua tenerezza per la mia umanità debole e imperfetta. Ascoltavo e piangevo perché vedevo che non sono sola, ma non perché ci sono tante persone che vivono le mie stesse domande e problemi, ma perché Cristo trova il modo di abbracciarmi e parlarmi ogni volta, specialmente quando non sono assolutamente pronta ad ascoltarlo. Che benedizione rendersi conto ancora una volta che attraverso ciascun amico, che mi ha suggerito e che in un modo o nell’altro mi ha aiutato a partecipare all’assemblea, Egli accompagna tutta la mia vita: nella maternità, nel lavoro, nella vera amicizia. Gioia e gratitudine hanno riempito il mio cuore e hanno scacciato ogni rimprovero e lamento.

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È stato importante per me accorgermi che la mia giornata, in cui non è cambiata nessuna circostanza, è trascorsa del tutto diversamente: nonostante la tempesta esterna continuasse, nella gioia e nella pace interiore.
Lettera firmata