La gente di Praga rende omaggio alle vittime sul luogo della strage (Foto Ansa/Epa/Martin Divisek)

Praga. «Un punto di speranza per tutti»

I volti smarriti sui tram, gli articoli di giornale, le messe per le vittime e le donazioni della gente. A pochi giorni dalla strage all'università, una lettera di don Stefano, sacerdote della Fraternità San Carlo nella capitale della Repubblica Ceca

Carissimo Davide, ti scrivo queste poche righe per raccogliere e per condividere con te i pensieri e alcuni fatti accaduti a pochi giorni dal terribile attacco alla Facoltà di Filosofia dell’Università Carlo di Praga. La mattina dopo ero sul tram diretto all’ospedale dove sono cappellano e non ho potuto non vedere lo smarrimento sui volti delle persone. L’atmosfera prenatalizia che ogni anno ci distrae con i suoi addobbi e con le sue luci quest’anno era improvvisamente cancellata dall’atto folle di un giovanissimo ragazzo che si è messo a sparare a caso, prima sui suoi compagni e poi per strada, con l’unico scopo - così ha scritto lui - di uccidere più persone possibile.

I giornali cechi scrivevano che era uno studente modello con ottimi riconoscimenti scolastici, ma era da tutti considerato introverso, taciturno e poco socievole. E invece mi viene da dire: chi può sapere che vuoto deve aver avuto dentro di sé questo studente, che domande e che sofferenze? Mi viene da chiedermi se un fatto di questo genere non sia solo l’esasperazione folle e tragica di tanti disagi e di tante sofferenze e disillusioni che moltissimi giovani vivono.

Su un sito d’informazione italiano ho letto che Praga è considerata un luogo romantico e sereno, una città tranquilla e sicura. Non credo però che si possa ridurre questa città ai suoi tetti d’oro e ai suoi scorci romantici, come se un fatto come quello che è accaduto fosse un punto nero da dimenticare per non deturpare un’“isola felice”, così è stata definita sempre dallo stesso articolo. Praga è una città come tutte le altre, una città in cui vivono uomini e donne che giorno dopo giorno cercano tentativamente il senso della vita nei rapporti che vivono e nel lavoro che svolgono. Praga non è una bella cartolina improvvisamente sgualcita: lo vedo ogni giorno a scuola, all’ospedale, in parrocchia o tra i nostri amici della comunità del movimento. Qui, come in ogni angolo del mondo, le persone, anche quelle che non lo sanno, non hanno l’ideale di vivere nella comodità di un mondo ovattato, hanno invece bisogno di incontrare qualcuno che faccia loro compagnia, di quell’amicizia vera ed eterna che solo Cristo può donare. Hanno bisogno di incontrare la verità.

Indicativo di questo è stato il fatto che ha avuto una grande risonanza mediatica la Messa per le vittime che l’arcivescovo di Praga ha celebrato nella Cattedrale due giorni dopo l’attacco. Nello stesso giorno a mezzogiorno tutte le campane della città hanno suonato a lutto e tutti hanno osservato un minuto di silenzio.

Anche noi abbiamo celebrato una messa con la comunità alla quale hanno partecipato anche altre persone e alcune di loro, dopo, ci hanno ringraziato per questo gesto. Di cosa ringraziavano? Mi ha fatto molto riflettere una donna che aveva appena partecipato alla celebrazione e mi ha detto che era grata perché da sola non avrebbe saputo come affrontare il disorientamento provocato in lei dall’accaduto. Queste poche parole mi hanno fatto capire che tutte le analisi psicologiche e sociologiche, pur giuste, non possono bastare a spiegare ciò che è accaduto, e ancor meno possono fare compagnia agli uomini smarriti che cercano giustizia.

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Sono rimasto impressionato che, in pochissimi giorni, sul conto corrente della fondazione benefica dell’Università di Praga i cittadini cechi abbiano donato milioni di corone per le famiglie delle vittime. Questa gratuità commovente non indica la religiosità dell’uomo, che spesso la mentalità mondana vorrebbe silenziare?

Il dolore per ciò che è accaduto è enorme e umanamente non si può sopportare, ma è certo quello che ci disse un amico all’inizio della nostra missione qui, ormai più di 20 anni fa: «Per l’incontro che avete fatto abbiate la coscienza di portare lì, in quella società, un punto di speranza per tutti gli uomini».

Don Stefano Pasquero, Praga (Repubblica Ceca)