La locandina di ringraziamento della Farmacia di Giussano

Banco Farmaceutico. Il bene in circolo

Cos'è successo nelle farmacie durante le giornate della raccolta nazionale del farmaco? Un gruppo di volontari della Brianza racconta come la carità «abbatte il muro dell'abitudine»

«Preparandomi alle due ore da volontario in farmacia, mi confortava l’idea di essere dentro un quadro, di essere sì un particolare, ma il particolare di un bel quadro», esordisce Giovanni. Chi sono i vari soggetti che hanno animato la settimana tra il 6 ed il 12 febbraio 2024?
Anzitutto nel “bel quadro” ci sono i volti di chi ha bisogno: i poveri. Nella giornata non capita di incontrarli direttamente, ma sono questi volti a dar valore all’azione dei volontari. Ha scritto Giovanna: «Chiedere la carità è un gesto a volte umiliante per qualche no ricevuto, ma educativo, perché ti mette in qualche modo in comunione con il bisogno, perché tutti abbiamo un aspetto della vita in cui ci scopriamo bisognosi e un gesto così ci aiuta a riconoscerlo». Una volontaria di Arca, associazione che offre compagnia alle persone ricoverate nell’Hospice di Giussano, racconta che «la vita presenta situazioni difficili e condividere un dolore ed un bisogno dell’altra persona non risolverà il problema, ma non fa sentire soli ed abbandonati».
Una parte significativa del “bel quadro” sono i volontari. Dice Maddalena: «Qualcuno mi ha chiamata ed io ho risposto. Che bello avere una compagnia di amici che dentro il tran-tran della vita mi provoca a dare del tempo cosicché io non possa progettare tutta la mia vita». E Cristina: «Anche per me questo gesto è stato il frutto di un sì all’invito di un’amica, Luisa, fidandomi e guardando dove lei guardava. Mi sorprende sempre come Gesù opera e mi cerca attraverso volti amici, chiedendo la mia risposta nelle piccole e grandi cose che accadono nella vita. Così mi ha sorpreso il sì di mio figlio, anche lui nuovo volontario, che ha riconosciuto nel donare del tempo una cosa bella per lui, tanto da proporsi per un altro turno».

Non mancano poi sorprese che scuotono dall’abitudine con cui si rischia di affrontare il gesto, come sottolinea Rossana: «Una sferzata di giovinezza è arrivata da una signora che, grazie al permesso della ditta in cui lavora, che incoraggiava la partecipazione ad un gesto di solidarietà assentandosi dal lavoro, ha portato entusiasmo e curiosità. Questa signora ha abbattuto il muro dell’abitudine». Infatti, afferma Lucrezia: «L’abitudine con cui si fanno le cose distrugge l’Avvenimento, perché non ti fa vivere ogni istante come unico e irripetibile. Ogni anno le circostanze, le situazioni cambiano, sono diverse». Rosy scrive che la lettura del libretto di don Giussani Il senso della caritativa, proposto a tutti i volontari del Banco Farmaceutico, le ha consentito di iniziare rapporti meno superficiali e di mettersi in gioco confrontandosi spesso e cercando altri volontari «tra le persone che da molto non facevano la raccolta o non l’avevano mai fatta come possibilità di compiere insieme un gesto missionario».

Il “bel quadro” è affollato anche dal gran numero dei donatori. Marzia dice racconta: «Poche le persone non interessate, la maggior parte, invitate a donare, hanno partecipato volentieri, alcune generosamente. A me piace osservare le persone, imparare da ognuna qualcosa, e questo gesto mi fa vedere ed imparare molto». E Maria Grazia: «Tardo pomeriggio, la farmacia è affollata. Entra un uomo con abiti da lavoro. Non appena mi avvicino, mostra di essere infastidito perché ha fretta e mi blocca subito. Lo ringrazio comunque e mi rivolgo ad un’altra persona. Quando sta per uscire, l’uomo, sempre di fretta, mi si avvicina e inaspettatamente mi porge un farmaco. Nel donarlo accenna un sorriso: sorpresa! Contraccambio e lo ringrazio». Anche Luisa dipinge una scena originale del “bel quadro”: «Entra una coppia di origine marocchina: non sembrano molto interessati alla proposta, perché parlano tra loro animatamente. Quando è il loro turno rivolgendosi direttamente al farmacista, il marito dice di volere donare. Capisco allora che non stavano discutendo tra loro, ma la moglie (che non parlava italiano) incalzava il marito per sapere cosa io gli stessi dicendo e per donare».

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Infine i farmacisti, che invitano a chiedere le informazioni utili per donare. Luisa rimane colpita dalla disponibilità di Paolo, titolare che «applica lo sconto del 20% su tutti i farmaci proposti per la donazione». Lucrezia ricorda le nuove farmacie che quest’anno hanno aderito ed Enrico descrive come alcuni farmacisti non hanno atteso l’arrivo dei volontari, ma si sono coinvolti in prima persona nell’interpellare i clienti e nel chiedere di donare. Nel “bel quadro” della Giornata della Raccolto del farmaco 2024, alla fine c’è un unico grande soggetto, dettagliato in tanti splendidi particolari: il bene, personale e di tutti. Lo dice Marzia: «C’è tanto bene in giro, che non fa grande notizia, ma c’è, io lo vedo».

Gli amici del Banco farmaceutico Brianza