Un appuntamento del Talk "Generazione lavoro" (Archivio Meeting)

Meeting. Dove "si parla" per diventare grandi

Non il classico ciclo di incontri, ma uno spazio fatto di dialoghi, interviste e servizi giornalistici dedicato particolarmente ai giovani e alle donne. Ecco cosa è stato il Talk "Generazione lavoro"
Irene Elisei*

Tre incontri, dodici relatori, una decina di giornalisti che hanno realizzato servizi e interviste, centinaia di giovani e meno giovani seduti in sala A2 alla Fiera di Rimini ad ascoltare le prospettive di un mercato del lavoro che in Italia lascia fuori ancora troppe persone. Soprattutto le donne, spesso madri, e i ragazzi (ogni anno tra il 5% e l’8% dei laureati) che preferiscono spendere le proprie competenze all’estero dove trovano stipendi e occupazioni migliori.

Come il nostro Paese può trattenere o piuttosto attrarre i giovani talenti? Su quali iniziative la politica e i sindacati devono lavorare insieme alle imprese per favorire una maggiore inclusione? Come è possibile non risultare “obsoleti” in un mondo del lavoro che cambia rapidamente e chiede sempre nuove competenze? Sono alcune delle domande a cui hanno risposto, provando a indicare strade percorribili, alcuni dei protagonisti del lavoro italiano: dal ministro Marina Calderone all’amministratore delegato di Bayer Italia, Monica Poggio, dal vicedirettore generale di Banca d’Italia, Piero Cipollone, a Lorenzo Maternini e Pier Giorgio Bianchi, fondatori di due realtà imprenditoriali innovative come Talent Garden e Talents Venture.

Lo hanno fatto dialogando insieme al Talk “Generazione lavoro” della Fondazione per la Sussidiarietà, nato in collaborazione con il Meeting di Rimini da un desiderio, un impegno - non solo ideale - che può essere sintetizzato in una frase: “Lavorare tutti, lavorare meglio”.

Gli incontri del Talk al Meeting 2023 - che ho avuto l’opportunità di moderare assieme al collega Enrico Castelli - sono stati di una grande ricchezza; non solo per le proposte emerse e la capacità dei relatori di inquadrare i cambiamenti in corso. C’è stato molto da scoprire anche nella fase di preparazione (iniziata molti mesi prima) di un format arrivato alla sua quarta edizione e ideato durante gli anni di emergenza Covid, concepito perciò con l’obiettivo di essere coinvolgente anche per chi lo avesse potuto seguire solo in streaming.

Non si è trattato di preparare un classico ciclo di incontri ma di un talk appunto, caratterizzato da servizi giornalistici e interviste esclusive utili a favorire il dibattito e approfondire determinati aspetti. A realizzarli sono stati alcuni giornalisti che hanno messo a disposizione gratuitamente tempo e professionalità. Non contando le decine di giovani e donne che abbiamo coinvolto con la consapevolezza di non poter parlare di un mercato del lavoro per loro, senza di loro. Senza cioè partire dalle esigenze di chi più resta escluso. Perché sembrano numeri incredibili ma, ancora oggi, una donna su due in Italia non lavora e 1 milione di ragazzi tra il 2012 e il 2021 ha lasciato la propria terra e la propria famiglia per una migliore occupazione all’estero.

Semplifichiamo generalmente questo fenomeno come “fuga dei cervelli”, una realtà che oggi depaupera il nostro Paese e potrebbe invece essere - come ha detto il presidente Mattarella lo scorso 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica, e come hanno ribadito i manager ospiti del Talk, tutti d’accordo su questo - un’auspicabile “circolazione dei talenti” se l’Italia riuscisse ad attrarne a sua volta.

Da dove partire, dunque, per favorire una maggiore inclusione nel nostro mercato del lavoro? Dal welfare aziendale. Da solo non basta, ma può essere la leva giusta soprattutto per le neomamme. Perché altre misure, ad esempio aumentare i posti disponibili nei nidi comunali (come prevede il Pnrr), seppure vadano nella direzione giusta non risolvono il problema. In fondo le donne desiderano anzitutto essere messe in condizione di potersi spendere e mettere così a frutto conoscenze ed esperienze acquisite, tanto quanto i colleghi uomini. Per questo flessibilità, smart-working, proposte che facilitino un miglior equilibrio tra vita lavorativa e familiare assumono un enorme valore e andrebbero incentivate. Non solo per rispondere alle esigenze delle madri che lavorano, ma perché oggi a chiederlo sono anche i giovani in cerca di occupazione: la prospettiva di un buono stipendio non è più sufficiente per accettare un impiego se le condizioni di lavoro non lasciano spazio alla vita personale. Alla generazione dei boomer suonerà strano, ma a confermarlo al Talk sono stati i dati elaborati e presentati dal professor Mario Mezzanzanica dell’Università Bicocca e le parole di molti responsabili della selezione del personale che abbiamo intervistato.

Un altro aspetto centrale nel dialogo delle tre giornate è stato, infine, il tema della formazione. Un elemento chiave su cui investire per cercare di ridurre, da un lato, il numero dei neet (i ragazzi che non lavorano, non studiano e non cercano una occupazione) di cui l’Italia detiene purtroppo il primato europeo. Dall’altro, fondamentale per rispondere alle esigenze delle imprese che - in un mercato in rapida evoluzione - chiedono nuove competenze non solo a chi deve essere assunto ma anche a chi lavora da anni. Si è tornati per questo, durante il Talk, a ribadire il valore del capitale umano, della formazione continua e di realtà che favoriscano un re-skilling. Perché interessa tutti? Perché scoprire nuove capacità e imparare cose nuove fa recuperare stima per se stessi, fa riscoprire che siamo “personalità” uniche. E come ha detto il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Giorgio Vittadini, è questo che il mondo del lavoro cercherà con maggiore frequenza. Non solo dipendenti da inserire in organico, ma figure a tutto tondo che sempre più saranno selezionate in base alle loro non cognitive skill e quindi ad esempio per la disponibilità a lavorare in gruppo, per un certo approccio ai problemi, per la capacità di dialogare e comprendere le esigenze delle persone con cui si collabora.

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Allora si capisce perché si è parlato tanto di lavoro al Meeting 2023, al Talk e non solo. “L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile”, è cioè la possibilità e la necessità di costruire ogni giorno un pezzo in più di noi stessi, di tessere rapporti che ci facciano diventare grandi. Un po’ come avviene, o ci auguriamo che avvenga, all’ingresso in ufficio o all’inizio del turno: lì dove, ancora una volta, si gioca tutto in un incontro.

*giornalista di Class Cnbc