Carras e la moglie Jone con don Giussani per il suo 78° compleanno (Archivio Fraternità CL)

«Una vita spesa per Cristo, senza calcolo»

Il messaggio di Davide Prosperi al movimento di Comunione e Liberazione per la morte di Jesús Carrascosa
Davide Prosperi

Cari amici, nel tardo pomeriggio del 9 gennaio è salito al Cielo il nostro amato Jesús Carrascosa, “Carras” per tutti noi. Il Signore l’ha chiamato a sé dopo poche settimane dalla scoperta di un male che si era da subito capito essere grave. Carras ha pronunciato il suo “sì” definitivo a Cristo con accanto a sé sua moglie Jone e i suoi amici, i volti prossimi di quella grande compagnia alla quale, dopo aver conosciuto don Giussani, ha dedicato instancabilmente la vita.

Nell’incontro con don Giussani ha trovato risposta convincente a quello che stava cercando: il cristianesimo è un fatto, e il metodo per imparare questo fatto è quello di stare dentro una compagnia di amici che si riconoscono uniti perché Cristo è presente. In una sua testimonianza durante un Triduo pasquale di studenti di GS, disse: «Giussani diceva che la fede è riconoscere una Presenza, cioè non riguarda uno che è venuto e poi se n’è andato, come pensavo da ragazzo. Diceva anche che pregare è fare memoria di questa Presenza che è la risposta a tutte le nostre domande. Tutto questo l’ho capito grazie a don Giussani e a dei ragazzi come voi che lo hanno seguito. Ho scoperto che il principio unitario è questo Tu; il Tu di Cristo è il principio unitario che desta questa capacità di amicizia che è la comunione; “Dove due o tre si radunano nel mio nome, lì ci sono io”, “Io rimarrò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”, “Ti chiedo Padre che come tu e io siamo uno, che anche loro siano uno in noi, perché il mondo creda”. Questo essere una sola cosa tra di noi grazie a Lui è la felicità della vita».



Per me è stato un amico grande. Pur certo che egli stia godendo dell’abbraccio di Cristo, per il quale ha speso senza calcolo ogni goccia della sua vita, in questo momento sento fortemente la mancanza del suo entusiasmo contagioso, del suo affetto e della sua umile saggezza.

Poco prima di Natale sono andato a Madrid per incontrare lui e Jone. Mi ha colpito vederlo, nella fatica e nella sofferenza, così pieno di gioia, di curiosità e di disponibilità. Così come Jone, ben consapevole di ciò che stava succedendo, mi ha testimoniato una profonda sicurezza. Davanti a un uomo e a una donna così liberi dalle catene della paura e del dolore, che normalmente affliggono nella malattia, cominci a desiderare anche tu la stessa gioia, la stessa curiosità, la stessa disponibilità. Ti viene da attaccarti a loro, a quel legame che esprime in modo straripante che c’è qualcosa di più: Cristo, «principio unitario che desta questa capacità di amicizia che è la comunione». Per molti di noi Carras è stato un padre, perché nel seguirlo abbiamo imparato a riconoscere quel principio della vera unità, della vera comunione. Anche per me è stato così: mi è stato padre per come mi offriva e mi proponeva ciò che lui per primo seguiva, la presenza di Cristo.

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Questo mi è stato ancora più chiaro negli ultimi tempi, vedendo come è stato semplice per lui assecondare con intelligenza e affezione autentiche, maturate nella gratitudine e nella preghiera, i passi che ci venivano chiesti dalla Chiesa. E ho imparato nei dialoghi con lui quale commozione produce per un padre camminare insieme a un figlio sul sentiero che da giovane un tempo gli ha mostrato.

Unito a tutti voi nella preghiera, vorrei anche esprimere tutta la vicinanza e la gratitudine del nostro abbraccio a Jone con queste tenere parole che don Giussani disse a degli Esercizi della Fraternità: «Pensate a una famiglia come quella di Carras, che si è preso la responsabilità di guidare il movimento in tutte le sue azioni missionarie, che sono in sessantaquattro Paesi del mondo: che moglie deve avere, eh! Perché io dico sempre agli uomini: voi siete così, siete veramente bravi, ma il primo merito è quello di vostra moglie, che vi permette di fare queste cose. Comunque, sua moglie è come lui». Che lui fosse pienamente consapevole e grato di questo si capiva da come l’ha sempre guardata, fino agli ultimi istanti.

Grazie Carras della tua amicizia, grazie di tutto. Ora che contempli il volto del Padre che tanto hai amato, continua ad accompagnarci mentre proseguiamo insieme questo appassionante cammino.

Davide Prosperi