Dal 6 al 12 febbraio, la Giornata Nazionale di Raccolta del Farmaco (Banco Farmaceutico)

Banco Farmaceutico. «Il valore del dono»

Torna nelle farmacie, fino al 12 febbraio, la Giornata di Raccolta del Farmaco, con 25mila volontari coinvolti sabato 10. «Un'opera-segno che riguarda tutti», per don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italia
Luca Fiore

Dal 6 al 12 febbraio, anche quest’anno, si svolge in tutta Italia la Giornata Nazionale di Raccolta del Farmaco, organizzata dalla Fondazione Banco Farmaceutico. Saranno coinvolte oltre 5.600 farmacie in tutto il Paese e, nella giornata di sabato 10 febbraio, 25mila volontari inviteranno i clienti a fare una donazione, tramite l’acquisto di medicinali da banco. Secondo l’ultimo Rapporto sulla povertà sanitaria, presentato lo scorso dicembre, nel 2023 in Italia erano 427mila (7 su 1.000) le persone che si sono trovate ad aver bisogno di chiedere aiuto a una delle 1.892 realtà assistenziali convenzionate con il Banco Farmaceutico per ricevere gratuitamente farmaci e cure. Rispetto all’anno precedente c’è stato un aumento del 10,6%. Se la spessa farmaceutica delle famiglie aumenta, la quota a carico del Sistema Sanitario Nazionale diminuisce. Un fenomeno che contribuisce a far crescere quello generale della povertà che tocca il 9,4% della popolazione (dieci anni fa riguardava “solo” il 4%). Di questo fenomeno e del valore sociale e civile della Giornata Nazionale di Raccolta del Farmaco, abbiamo parlato con don Marco Pagniello, direttore della Caritas italiana.

Nel nostro Paese esiste un Sistema sanitario nazionale gratuito. In linea di principio la povertà sanitaria non dovrebbe esistere. Quali sono, secondo lei, le ragioni di questo fenomeno?
La povertà sanitaria esiste per vari motivi. Uno di questi è certamente legato alla fatica del sistema sanitario di rispondere, in maniera adeguata, ai bisogni di tutti, anche in virtù della mancanza di risorse adeguate. La pandemia è stata un acceleratore di evidenze e processi che ci mettono innanzi alle serie difficoltà della sanità pubblica. Solo che, invece che intervenire sulla struttura di questo sistema, si sta scegliendo si spostare il servizio cedendolo ai privati. Allora, in questo contesto, il diritto alla salute, sancito dalla Costituzione, smette di essere davvero “per tutti” e si generano pesanti discriminazioni. Il diritto ad avere cure adeguate non può dipendere dal potere d’acquisto dei singoli. Per questo, molte persone rinunciano a curarsi, sono costretti a tempi di attesa lunghi per interventi e cure, il sistema sanitario rischia di collassare e chi ne paga le spese, ovviamente, sono i più deboli, gli ultimi della fila che, tuttavia, sono sempre i primi a soffrire. In questa cornice è importante richiamare anche il tema dell’Autonomia differenziata che rischia di ampliare i divari e amplificare le disuguaglianze territoriali.

Il tweet di Papa Francesco

Qual è il valore di un'iniziativa come la Giornata Nazionale della Raccolta del Farmaco?
Si tratta di un’opera-segno che non solo aiuta a fornire farmaci essenziali a coloro che non possono permetterseli, ma sensibilizza anche la comunità rispetto all’importante tema della povertà sanitaria. È un modo per animare la comunità, per generare la consapevolezza che, insieme, è possibile fare la differenza non solo nella vita delle persone che hanno bisogno di aiuto, ma nella società e verso le istituzioni. Se esiste la Giornata Nazionale della Raccolta del Farmaco è perché il costo dei farmaci da banco continua ad aumentare e cresce il bisogno diffuso e una povertà pronunciata anche in questo contesto.

Non basterebbe raccogliere donazioni per le realtà che si occupano dei bisognosi? Che cosa cambia?
La Colletta offre l’opportunità di partecipare, di operare concretamene rispetto a questa specifica dimensione. Cambia il paradigma e il senso profondo del dono: spesso le offerte economiche rischiano di diventare una delega da parte della persona che è chiamata a fare la propria parte. La colletta ci ricorda che la povertà riguarda tutti e dinanzi a un povero che grida è necessario che ciascuno senta come proprio il compito di testimoniare la carità, attraverso anche iniziative come queste.

Sabato 10 febbraio, 25mila volontari coinvolti in 5.600 farmacie italiane (Banco Farmaceutico)

Che cosa direbbe a chi è indeciso se partecipare come volontario alla Giornata e, in generale, alle diverse iniziative sociali?
Monsignor Giovanni Nervo, incaricato da papa Paolo VI di organizzare, in qualità di presidente, la nascente Caritas Italiana, definiva il volontariato come «la più grande risorsa del nostro paese». E ancora oggi la riconosciamo come tale. Prestare il proprio servizio di volontariato, in questa come in altre occasioni, significa scegliere di interessarsi della cosa pubblica, di farsene carico. Il volontario, infatti, non si accontenta di delegare ad altri le decisioni, ma vi prende attivamente parte. Egli si fa attore politico nel senso più alto e nobile del termine, cioè come colui che si occupa del bene comune, che si fa promotore di giustizia e di cambiamento sociale, che si fa portavoce dei diritti e delle istanze dei più deboli e dei più poveri. In altre parole, si fa cittadino responsabile, e contribuisce a costruire una democrazia partecipativa e solidale, fondata sul dialogo e sulla corresponsabilità.

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E a chi è indeciso se donare?
A chi è indeciso se donare, direi che ogni donazione, grande o piccola, può fare la differenza nella vita di qualcuno. Può rappresentare l’inizio di un percorso che deve portare all’affermazione dei diritti di tutti, a partire proprio dalle fasce più deboli. Si tratta di fare la propria parte, nella certezza che ogni piccolo gesto contribuisce ad aiutare qualcuno. Non si tratta solo di dare, dunque. Si tratta di cambiare vita e impegnarsi a costruire, a partire da noi stessi, nuovi sentieri di speranza, spazi di affermazione dei diritti negati che pesano sulle esistenze dei più poveri. E il valore del dono consiste anche nella possibilità che offre nell’educare noi stessi ad aprirci all’altro.