Il lavoro al Pre-Meeting (Foto Archivio Meeting)

Quando si parte da un dono

Il Meeting al giro di boa, tra incontri, mostre e migliaia di persone. Sara, un volontaria, racconta il lavoro di chi l'ha costruito

Dal 12 al 19 agosto, insieme ad alcuni amici della mia università, sono andata a Rimini, per lavorare come volontaria alla costruzione del Meeting. Il lavoro manuale è stato il protagonista delle nostre giornate: c’è chi ha fatto l’elettricista, chi il falegname, chi ha guidato i macchinari… Io sono stata assegnata alla squadra dei grafici, che prepara tutti i telai per la segnaletica, alcune mostre e gran parte delle grafiche che si trovano poi appese in tutta la fiera. Le giornate di questa settimana sono state ben scandite: partenza tutti insieme con le lodi, pausa pranzo, ripartenza con l’Angelus e chiusura del lavoro prima di cena.

Già dal primo giorno, con le prime lodi e i primi incontri con gli adulti responsabili, ha iniziato a formarsi in me una domanda, che poi è esplosa sempre di più: chi sei Tu che fai tutto questo per me? Bernhard Scholz, presidente del Meeting, durante la prima cena insieme a tutti gli altri volontari, ci diceva: «L’amicizia che vi lega non l’avete fatta voi, l’amicizia che vi ha portato qua è accaduta. Da dove viene questa amicizia? Chi ci ha voluto al mondo, ci ha anche voluto bene. L’esistenza è amicizia».

Ugo, il responsabile dei grafici, ogni mattina ci richiamava ad iniziare insieme, ricordandoci che il lavoro che stavamo facendo dopo una settimana sarebbe stato smantellato, ma che nessuno avrebbe potuto toglierci il modo in cui l’avremmo affrontato. E, così, prendeva senso anche il tentativo di aggiustare un errore di 1 millimetro su un telaio di 4 metri che sarebbe stato appeso a 6 metri di altezza. Anche un pranzo con Jack, il responsabile del banco lavori, mi ha richiamato a vedere cosa poteva esserci dentro quello che stavo facendo: «Il Meeting ha iniziato con i volontari perché ne aveva bisogno, ma ha continuato con i volontari perché, se no, non sarebbe più stato il Meeting. Siamo un vero valore per il Meeting». E poi le cene in fiera, momento di scoperta dei contenuti del Meeting e di racconto degli altri volontari, le cantate insieme, la messa, l’assemblea con gli amici dell’università…

LEGGI ANCHE - Gmg. C'è Qualcuno che mi vuole felice

Tutto questo ha acquistato un nuovo livello di bellezza dopo il terzo giorno, quando siamo andati tutti insieme ad un pellegrinaggio su un colle vicino a Rimini e abbiamo detto la messa all’aperto, davanti ad un tramonto mozzafiato. E proprio lì, camminando con degli amici in processione, mi sono accorta che c’era Qualcuno che aveva pensato a queste giornate stupende per me, di cui i volti incontrati sono stati segno e richiamo. Come diceva Bernhard, durante la prima cena: «Perché la bellezza ci unisce? Perché vengono toccate delle corde che sono in attesa di questa bellezza. Anche la bellezza la creiamo per qualcosa che c’è prima. Partiamo sempre da un dono, da qualcosa che abbiamo ricevuto e da Qualcuno che ce lo ha regalato». Non posso che essere grata a Chi ha permesso che queste giornate siano state un dono così significativo.
Sara