(Archivio Meeting)

Catturati da uno sguardo

Gli occhi stupiti di un ex carcerato invitato a Rimini. Un volontario che scopre "una cultura nuova" nei volti di uomini e donne che desiderano costruire. Due lettere di rientro dal Meeting

Sono stato invitato al Meeting di Rimini per raccontare la mia storia pubblicata in un libro - Cento ripartenze di Giorgio Paolucci - che testimonia come la vita possa ripartire dopo una caduta. La mia vicenda dimostra che questo è possibile: nei tredici anni trascorsi in carcere sono riuscito a costruire una persona nuova, consapevole dei propri sbagli e motivato a fare qualcosa per ripararli. Ma non è questo il motivo per cui vi scrivo.
L’esperienza della giornata trascorsa al Meeting mi ha letteralmente sbalordito: per me era tutto nuovo, tutto molto bello, tutto interessante, le mostre, gli stand con le realtà che presentavano le loro attività nella società… Un universo sconosciuto, mi aggiravo negli spazi della Fiera e cresceva in me un sentimento di meraviglia. Come era possibile che esistesse un’umanità così?
Non si trattava di gente con doti particolari, erano i “normali”, misteriosi normali che affascinati dal messaggio, dal significato e dal clima umano del Meeting erano venuti per incontrarsi e scambiare esperienze. Quello che più mi ha impressionato sono stati gli sguardi, la luce negli occhi di quelle persone. A un certo punto ho smesso di girare tra i padiglioni, mi sono seduto e ho cominciato a osservarli pieno di stupore: sì, c'era una luce in quegli occhi, una luce di serenità e pace, una luce di certezza di fare la cosa giusta.
Alla sera sono salito sul treno che mi avrebbe riportato a Milano con la speranza che forse un giorno anche nei miei occhi si accenderà quella luce.
Ambrogio, Milano

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Affascinante per me è stato il ciclo di incontri che ruotava intorno a Giovanni Testori (centenario della nascita), Giorgio Gaber (ventennale della morte) e Enzo Jannacci (decennale della morte) a cui, per molti motivi, sono legato. Ho avuto modo di assistere a convegni e spettacoli che hanno dato carne all’immensa profondità con cui ciascuno di questi maestri ha affrontato il mondo. Il tema “L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile” è stato ripreso da molti incontri e mostre come ne “La compagnia della cima”, un’esposizione molto semplice, ma allo stesso estremamente efficace, nata da un gruppo di amici che vanno in montagna assieme. La mostra è stata costruita proprio come se fosse una gita, si parte dal prato a valle e si conclude sul ghiacciaio. Ogni giro era accompagnato da vere guide alpine, e ognuna, con la sua sensibilità e con il suo bagaglio di esperienze, ci ha mostrato la bellezza del vivere la montagna. È stato un Meeting anche di novità per quanto riguarda il Social Media Team: è nato quest’anno un nuovo video-podcast nominato “Golden Hour” dove si sono alternati volontari che hanno raccontato della propria esperienza e personaggi come Morgan o Paolo Jannacci che ha proposto una cover di Vengo anch’io, no tu no! assieme a Giorgio Vittadini.
A pari passo dei convegni, delle mostre e dei convegni c’è, però, sempre di più. Andare al Meeting è la possibilità di entrare in un mondo diverso, in una società diversa. In particolare, mi ha commosso rileggere quello che disse Testori, in un incontro del 1989 ai volontari: «Io vorrei dire che qui al Meeting la cosa che mi ha fatto più dolcezza è vedere quanti giovani ci lavorano, da quelli che lo costruiscono e che lo mettono in atto […], a quelli che ti portano in macchina, gratuitamente. Quando vado fuori vedo tutti questi che girano, girano, tutti come mosche senza testa, e qui invece lavorano, per un fatto, per una testimonianza». E io quest’anno ero proprio tra i volontari. Penso che queste parole restituiscano la vera essenza del Meeting: non solo la proposta di convegni e mostre a tema, ma soprattutto la scoperta di una cultura nuova, a partire da chi lo costruisce.
Gabriele, Buccinasco