Il regalo più bello

Ottocento "Cavalieri" radunati da Milano e da tutta la Lombardia per la Giornata d'inizio anno sulle rive dell'Idroscalo. Il racconto

Sabato 21 ottobre, il cielo sopra Milano preannuncia acquazzoni violenti. Sono al telefono con la mamma di una ragazza che frequenta i Cavalieri; fra un discorso e l’altro accenna con aria preoccupata: «Ma domani la Giornata di inizio anno si farà? Con questo tempo…». «Eh dai, vediamo, al massimo vi facciamo sapere», le rispondo, un po’ preoccupato. La sera vado a letto con una idea chiara in testa: quello che accadrà l’indomani non dipende solo da noi.

Il mattino dopo circa 800 tra ragazzi e una sessantina di giessini e adulti, provenienti da tutta la Lombardia e non solo, si ritrovano all’Idroscalo di Milano ed ecco subito il primo imprevisto: si apre un cielo limpido e terso che ha il sapore di un regalo pensato apposta per loro. Esattamente come la band di insegnanti che accoglie e raccoglie tutti i gruppi, iniziando con un momento di canti e balli che scuote dal torpore della domenica mattina. Anche perché i ragazzi iniziano ad accorgersi che c’è qualcuno di particolare in questo ritrovo: «Prof, dove avete trovato questa band? Quanto l’avete pagata?», mi chiede uno di loro. Quando gli dico che non sono professionisti, ma professori che seguono altri gruppi di Cavalieri, rimane stupito. Allo stesso modo, quando le varie comunità presenti si alzano una ad una per cantare, tanti ragazzi intorno a me mormorano fra di loro: «Ma anche loro sono Cavalieri come noi? Ma da dove vengono? Legnano? Cos’è Legnano?». È l’occasione per allargare lo sguardo, per iniziare a capire che i Cavalieri non sono solo il proprio gruppo di amici del giovedì. L’orizzonte si amplia ancora di più quando arriva don Marcello che ci richiama ad una cosa semplice: «La vita di per sé è la chiamata di qualcuno che ti vuole bene. E come fai ad accorgerti che una persona ti vuole bene? Ti fa dei regali. Guardate quanti ne avete oggi! E anche tu sei regalo per gli altri e loro per te».

Il pranzo e i giochi sono momenti di familiarità e condivisione. I gruppi, infatti, si sono organizzati in modo da poter condividere il pasto: alcuni hanno portato da bere per tutti, altri hanno fatto una torta… I giochi sono semplici, ma pensati perché tutti abbiano un ruolo. Mi ha stupito poter giocare, scherzare e chiacchierare anche con ragazzi che non avevo mai visto prima. Insomma, si respirava un clima di familiarità perché nel modo di coinvolgersi e stare insieme era chiaro che qualcosa ci accomunava.

Alla fine del gioco, sono state raccolte le firme di ciascuno su un grande striscione bianco, in modo da comporre le due mani di Adamo e di Dio della Creazione di Adamo di Michelangelo. Don Marcello durante l’omelia della messa ci ha aiuta a capire meglio: «Le vostre firme hanno formato il regalo più bello di Dio, cioè la creazione, la vita. Osservate quello spazio che c’è fra il dito di Adamo e quello di Dio. Vedete quanto è piccolo? È piccolo, però c’è. Perché Dio viene lì ad un passo, ma noi dobbiamo metterci la nostra libertà. È semplice come alzare il dito. Però dobbiamo decidere di farlo». Al termine della messa, diciamo la preghiera del Cavaliere. Un ragazzo si gira e mi bisbiglia: «Ma la sanno anche loro!». Di nuovo la sorpresa per qualcosa che ci unisce.

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Tornando a casa ripenso alla conversazione della sera prima. È vero: abbiamo organizzato tutto, ma quello stupore negli occhi dei ragazzi e nei nostri è stato imprevedibile. Non lo abbiamo preparato noi, ma è stato il regalo di qualcun’Altro che ci ha pensato, ci ha atteso e ci ha chiamato per nome. Esattamente come ha detto il Papa ai giovani a Lisbona questa estate, con le parole da cui abbiamo preso il titolo della nostra Giornata di inizio anno: «Voi non siete qui per caso. Il Signore vi ha chiamati, non solo in questi giorni, ma dall’inizio dei vostri giorni… […] Siamo stati chiamati, perché? Perché siamo amati. Siamo stati chiamati perché siamo amati. È bello! Agli occhi di Dio siamo figli preziosi, che Egli ogni giorno chiama per abbracciare e incoraggiare; per fare di ciascuno un capolavoro unico e originale».
Andrea, Milano