La preparazione di EncuentroSevilla

Siviglia. Il primo Encuentro

Centinaia di amici, oltre ottanta volontari. Dialoghi intensi sulla sofferenza, l’educazione, i social, la carità. E poi musica, mostre... E un unico tema: “Vivere davvero”. Una cronaca della tre giorni andalusa
María Serrano

«EncuentroSevilla è nato dalla provocazione dell’arcivescovo José Ángel Saiz nella presentazione del piano pastorale. Aveva sottolineato quattro punti fondamentali: cultura, giovani, social network e carità. Mi è apparso subito chiaro che dovevamo approfondirli, e un gruppo di amici ha deciso di unirsi a noi in questa avventura, nata anche da una sana invidia nel vedere iniziative come EncuentroMadrid, EncuentroCastellón o Punt Barcelona», spiega Manuel Valdivia, presidente di EncuentroSevilla.

Nell’arco di tre giorni, dal 20 al 22 ottobre, e grazie all’ospitalità dell’Arcivescovado che ha offerto lo spazio della Facoltà di Teologia San Isidoro di Siviglia, diversi volti ci hanno aiutato ad approfondire un giudizio comune. Il venerdì si è aperto con il benvenuto del presidente e dell’équipe di volontari, e poi con la prima domanda, molto stringente: si può vivere davvero la sofferenza? Il desiderio di prendere di petto la vita, di vivere esperienze nuove e appassionanti, per le quali si è disposti ad arrivare fino all’estremo, si scontra con due grandi ostacoli: la routine e la sofferenza. La prima è dominata dall’assenza di picchi di dopamina, quella droga interiore a cui il mondo di oggi è assuefatto; la seconda è quella battuta d’arresto immeritata del destino, sempre ingiusta, in cui ci troviamo ad affrontare le grandi domande sulla nostra esistenza. José Manuel Roás, padre di cinque figli tra cui Pablo, con la sindrome di West, e Mar Mayoral, infermiera, hanno dialogato, a partire dalle loro prospettive ed esperienze personali, carcando di dare una risposta.

La mostra su don Giussani e EncuentroSevilla

Educare è accompagnare. Sabato abbiamo intrapreso “Il cammino al vero”, insieme a tre educatori: Juan Ramón de la Serna, direttore della Scuola Internazionale J.H. Newman e della Scuola Internazionale Nicoli; Andrés González Becerra, sacerdote salesiano che offre la sua vita ogni giorno nella baraccopoli sivigliana di “Las Tres Mil Viviendas”; e Juan Jurado, vicepresidente della Fondazione San Pablo Andalusia CEU e della Fondazione Universitaria Fernando III CEU. «Educare significa accompagnare l’altro a scoprire se stesso. Significa farlo crescere, perché raggiunga la sua pienezza. Significa tirare fuori il meglio di una persona perché possa diventare se stessa», come ha detto De la Serna.

Vivere la sofferenza ed essere educati è la chiave per esistere e stare pienamente nel lavoro, un mondo che è cambiato e sta cambiando a un ritmo vertiginoso. Ma solo chi è in grado di recuperare il senso del proprio lavoro e di cercare la strada per farlo può andare verso un futuro che non porti inevitabilmente alla decadenza, come hanno testimoniato Iván Navas e José Ángel Pérez in un intenso dialogo sul valore dell’uomo anche nell’ambito professionale.

Durante un incontro

E in un mondo oggi dominato dagli schermi della tecnologia, da quei due «mondi paralleli ma differenti» di cui parla Zygmunt Bauman, cosa significa vivere davvero? La rete è una risorsa del nostro tempo e rappresenta una fonte di conoscenze e di rapporti inimmaginabile fino a poco tempo fa. Ma, a causa delle profonde trasformazioni che la tecnologia ha portato nelle logiche di produzione, di circolazione e fruizione dei contenuti, gli esperti evidenziano i rischi che minacciano una vita iperconnessa. Sia il professore e scrittore Isidro Catela, sia il sacerdote e influencer Antonio Guzmán hanno testimoniato che la realtà è sempre più forte e attraente del mondo virtuale, e che l’amore per la vita prevale.

In questo mondo online che ci intrappola, troviamo anche realtà che ci “riportano” alla vita reale con una proposta, un percorso, una domanda aperta e persino un metodo. E una di queste è la musica, che ci sostiene in questo “vivere davvero”. Essa va ben oltre una distrazione o un mero intrattenimento, è una strada per comprendere le domande inestirpabili dell’essere umano, come ha spiegato il filosofo Chema Alejos, che ci ha guidato nell’ascolto di diverse canzoni moderne, da Billie Eilish a Florence + the Machine, passando per Rosalía, María Arnal o la musica elettronica di The Blaze. Perché nessuno di questi artisti si accontenta di “tirare a campare”.

Il concerto ''Vivere, una grande avventura''

Vivere davvero, vivere con gioia. «È stato grandioso poter condividere questa gioia con le comunità di Osuna, Siviglia, Córdoba, Málaga e Granada e con tutti coloro che hanno voluto venire a vivere davvero con noi», continua Valdivia. EncuentroSevilla è stato soprattutto un incontro di amici, dove abbiamo condiviso con gioia anche i momenti a tavola o il percorso attraverso questo “vivere davvero” grazie al concerto di Bea Ares e dei suoi amici. «Molte delle canzoni che ascoltiamo ogni giorno parlano di un grido alla vita, alcune ci mostrano che questo grido nasconde l’inizio di una grande avventura», ha affermato l’artista, con la quale abbiamo cantato canzoni di Amaral o Avicii, ma anche la Salve Rociera.

Miguel de Haro e Julián Aguilar hanno, invece, presentato le loro esperienze di caritativa, facendoci comprendere come possiamo sentire dentro di noi tutto il desiderio dell’altro, chiunque esso sia, per amore al suo destino. «All’uomo che soffre, Dio non dona un ragionamento che spieghi tutto, ma offre la sua risposta nella forma di una presenza che accompagna». Il Papa dice che Dio «ha voluto condividere con noi questa strada», nel fatto scandalosamente semplice di una storia di bene che «apre un varco di luce» in ogni sofferenza. L’esigenza di rispondere al bisogno dell’altro, talmente originale che quasi non ne siamo coscienti, e di svilupparla in tutta la sua dignità e potenza, la spalanca allo scopo, a ciò che dà senso a questa aspirazione e la compie. «Cristo ha svelato il perché profondo, il senso di tutto, questo rivelandoci che la legge suprema dell’essere e della vita è la carità». Un Dio che «amandoci, non ci ha mandato le sue ricchezze – come avrebbe potuto fare, rivoluzionando la nostra situazione – ma si è fatto misero come noi, ha “condiviso” la nostra nullità».

L'incontro conclusivo

Il gesto conclusivo era intitolato “La verità vi farà liberi”, perché per “vivere davvero” è importante comprendere le implicazioni di questo “davvero”. Monsignor Valdivia, vescovo ausiliare di Siviglia, e José Luis Restán, presidente di Ábside Media, hanno testimoniato come la ricerca della verità sia una delle esigenze che attraversano il cuore dell’uomo. «Ragione, affetto e libertà procedono in parallelo, anche se a volte ci distraiamo in questa ricerca. Ma cosa significa vivere davvero, di cosa parliamo quando parliamo della “verità” che fa crescere la libertà?», è stata la domanda posta da Restán. Monsignor Valdivia ha affermato: «Vivere davvero significa accettare che la vita non ce la diamo da soli; è vivere sapendo che la vita è una vocazione, è una risposta a una chiamata di Uno che ci ama. In questo modo, la vita è piena di significato: è rispondere a un Amore».

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Una dozzina di conferenze e tavole rotonde si sono intrecciate a due esposizioni: una mostra sulla vita di don Luigi Giussani e la proiezione del documentario El sí de Marcos, dedicato a Marcos Pou, un seminarista morto improvvisamente dopo aver iniziato il suo cammino di dedizione a Dio. Entrambi sono testimoni di questa vita grande, di questa possibilità e desiderio di una vita vera, in ogni circostanza. E che la vita cambia nell’incontro con Cristo.